Terza Schiusa in Toscana
Schiusa a sorpresa al nido di Caretta caretta presente sulla spiaggia del Parco di Rimigliano (San Vincenzo, Livorno)!
Questa notte ben 64 piccole tartarughe sono emerse dalla sabbia e si sono dirette velocemente in mare monitorate dai nostri volontari, presenti insieme ai volontari WWF, con cui tartAmare ha un accordo di collaborazione.
La data stimata per la nascita dei tartarughini era il 12 settembre e, proprio in previsione di questa, il monitoraggio del nido 24h avrebbe dovuto cominciare nella giornata di oggi, 9 settembre.
Come al solito però, la spiaggia di Rimigliano ci riserva delle grandi sorprese…
nel pomeriggio di ieri infatti i volontari Stefano e Sara, facendo una passeggiata nei pressi del nido, si sono accorti della formazione di un cratere di emersione; subito hanno avvisato la nostra responsabile scientifica e alcuni volontari di tartAmare si sono immediatamente recati sul posto per monitorare la situazione.
Intorno alle 2.00 di questa notte è emerso il primo gruppo di tartarughine, molto numeroso, seguito poi, nel giro di un’ora, da un altro gruppetto di circa una ventina di piccoli, mentre l’ultima ritardataria è uscita intorno alle 6.00 di questa mattina, raggiungendo il mare in solitaria nella tenue luce dell’alba.
Fortunatamente la spiaggia di Rimigliano è molto poco antropizzata e non presenta grande inquinamento luminoso, perciò i piccoli sono riusciti a raggiungere l’acqua senza disorientarsi troppo a causa di luci artificiali.
Il nido non era originariamente stato deposto su questa spiaggia, mamma tartaruga aveva infatti scelto la nostra ormai celebre “spiaggia delle tartarughe”, ovvero la spiaggia della cala di Santa Lucia, dove i nostri volontari l’avevano vista uscire e depositare le proprie uova il 21 luglio.
Qui tuttavia la deposizione era avvenuta ad una distanza troppo breve dalla riva e, in un luogo così soggetto a forti mareggiate come la cala di Santa Lucia, il nido sarebbe andato incontro a morte certa se fosse stato lasciato dove si trovava.
È così entrato in gioco il nostro staff scientifico che ha proceduto con la delicatissima operazione della traslocazione delle uova, decidendo di portarle nella spiaggia di Rimigliano, giudicata la più adatta nelle vicinanze, e dove negli anni passati altri nidi hanno avuto un grande successo di schiusa.
Ricordiamo che questa misura, effettuata attraverso una procedura molto delicata, può essere deliberata e condotta solo da personale autorizzato e con esperienza riguardo a tale procedimento.
Chiaramente la sorveglianza del nido proseguirà nei prossimi giorni, visto che potrebbero verificarsi altre emersioni, e i nostri volontari, insieme ai volontari di WWF monitoreranno la situazione 24h, in modo da poter essere presenti in caso di nuove nascite.
Ringraziamo le associazioni WWF Val di Cornia e Seashepherd per il supporto durante le operazioni, i volontari che sono accorsi per sorvegliare la spiaggia durante la schiusa inaspettata e tutti coloro che hanno voluto e vorranno condividere questa stupenda emozione con noi.
Notti Magiche!
Notti Magiche, Sotto Il Cielo Di Un’estate Italiana!
Evviva! Baby Tartarughine prendono il mare alla Greenbeach di Castiglione della Pescaia.
Quante volte l’abbiamo cantata nell’estate che ormai volge al termine?
Notti magiche, come la notte fantastica che è appena trascorsa al nido nei pressi della Greenbeach a Castiglione della Pescaia, dove la grande magia di mamma tarta si è ripetuta ancora una volta.
Erano le 23 circa ieri sera quando Paolo e Claudia, di turno di sorveglianza al nido, hanno notato la formazione del cratere, un vero e proprio crollo di sabbia, nel punto corrispondente alla camera del nido e hanno avvisato Luana Papetti e Davide Petri.
Qualcosa stava per accadere, finalmente, dopo ben 65 giorni di attesa, con quasi una settimana di ritardo rispetto ai tempi calcolati dagli specialisti per la schiusa: forse è da ricercare nelle temperature delle nostre latitudini, più basse rispetto a quelle del Sud Italia, la causa di questo ritardo. Dal crollo del cratere, l’evoluzione è stata velocissima: le prime due “apripista” sono uscite dirigendosi velocemente verso il mare.
Dopo di loro, una vera e propria “esplosione” di uscite: il nostro goal della notte magica!
Ben 34 piccole , infatti, si sono affacciate alla vita tutte insieme percorrendo il corridoio verso il mare, con qualche difficoltà nel trovare la strada, nonostante il telo di copertura, legata soprattutto alla presenza delle luci del porto di Castiglione della Pescaia che le hanno per certi versi “confuse”.
Un gruppo di persone emozionatissime e casualmente sul posto, ha seguito per tutta la notte gli eventi insieme a noi di tartAmare: piccoli gruppetti di baby tartarughine - prima 14, poi 7 poi ancora 2 fino alle 4 di stamattina - hanno raggiunto il mare per un totale Record di ben 70 tartarughe!
Un posto fortunatissimo quest’anno la Green beach: non solo queste nascite speciali ma anche la presenza di moltissime persone che ci sono venute a trovare e hanno approfittato del nido per fermarsi e chiedere, informarsi o partecipare ai laboratori con i loro bambini.
Ringraziamo il Comune di Castiglione della Pescaia e in particolare gli amici di PKS Beach Castiglione della Pescaia per il supporto quotidiano riservato a tartAmare e ai suoi volontari per tutta la stagione!
Prima Schiusa del 2021 in Toscana
Anche quest’anno la magia si è ripetuta sulle spiagge maremmane.
Il primo nido della stagione 2021, deposto da mamma tartaruga a fine giugno nel comune di Castiglione della Pescaia, si è finalmente schiuso!
Questa notte, alla fioca luce di una luna calante, 51 tartarughini hanno scavato con tutte le loro forze per poter uscire dalla sabbia, che con il suo calore li ha cullati e protetti negli ultimi 64 giorni, e dirigersi velocemente in mare.
È stata come sempre un’emozione indescrivibile osservare questi esserini “correre” letteralmente verso l’acqua, quasi come fossero attirati da una forza primordiale verso il loro elemento naturale, e sparire poi tra le onde.
Le tartarughe marine sono animali antichi, forti e resilienti per natura, e lo dimostrano fin dai primi istanti dalla loro nascita, lottando strenuamente per raggiungere il proprio posto nel mondo;
quello che resta a noi volontari è l’emozione di poterle aiutarle, almeno nei primissimi minuti della loro vita, e la speranza che, nonostante il futuro per loro sia ricco di sfide per la sopravvivenza e di pericoli, possano comunque diventare adulte e dare vita ad altre generazioni di tartarughine.
La schiusa è avvenuta con un po’ di ritardo rispetto ai tempi stimati, arrivando ben al 65esimo giorno di incubazione, fornendoci un dato prezioso per gli studi che il nostro staff scientifico sta portando avanti per poter comprendere meglio le dinamiche di un fenomeno, quello della nidificazione delle tartarughe marine in Toscana, che pare ormai diventato sistematico, ma che sembra tuttavia presentare delle differenze nelle tempistiche di sviluppo degli embrioni, rispetto a ciò che avviene nelle regioni del Sud Italia.
I Seminari di tartAmare: "Flabelline, i gioielli del mare"
Oggi vi presentiamo la registrazione del seminario sulle Flabelline tenuto dall'ing. Daniele Pagli Sabato 21 agosto.
Questi piccoli e colorati animali, così appariscenti e affascinanti, sono molto comuni nelle nostre acque, ma anche molto delicati.
Quali specie possiamo vedere durante un'immersione?
Ma soprattutto...perché sono così colorati?
Scopritelo con noi!
Buona visione
Il Palamito
La morte di una tartaruga marina è per noi sempre una grande perdita e sofferenza. Quando purtroppo, inevitabilmente, ci troviamo di fronte ad un fatto così triste ci chiediamo sempre PERCHÈ È SUCCESSO? SI POTEVA EVITARE? Questi animali così antichi, così forti e tenaci, come possono essere aiutati?
Ecco perché oggi condividiamo con voi qualche informazione su un attrezzo di pesca molto utilizzato, che spesso causa problemi anche alle tartarughe marine di tutto il mondo: il palangaro, detto anche palamito.
Questo attrezzo risale al 1700 ed è costituito da un lungo cavo parallelo alla superficie da cui si dipartono diversi cavi più corti, detti braccioli, che vanno verso il fondo ciascuno con un amo.
Immagini d'epoca che mostrano preparazione e cala di un palamito. Photo courtesy: NOAA photo library.
Il cavo principale può essere lungo anche diversi chilometri mentre la lunghezza dei cavi che portano gli ami possono avere lunghezze variabili, di massimo 10m, a seconda di quello che si vuole pescare.
Esistono infatti
- palangari fissi, ancorati al fondale che pescano ad esempio naselli, gronchi, corvine, rombi, palombi, saraghi, orate
- palangari derivanti, ovvero in balia delle correnti, che pescano i grandi pesci pelagici come palamite (da cui il nome) ma anche tonni, alalunghe, pesci spada.
Schema di un palangaro derivante. Photo courtesy: http://www.tartalife.eu/sites/default/files/galleria/report_finale_c1_circle_hook.pdf
Pur essendo considerato un attrezzo molto selettivo nella pesca, purtroppo non mancano le cosiddette “catture accidentali”, ovvero vengono pescati anche animali che non sono l’oggetto principale della pesca, come squali, cetacei e tartarughe.
In alcuni casi gli animali mangiano la preda legata all’amo del palangaro e rimangono anch’essi “allamati”, ovvero impigliati nell’amo; in altri casi invece riescono a strappare la preda ancora legata ad amo e lenza ed il tutto viene ingurgitato.
Oltre al fatto che l’apice dell’amo è molto pungente e tagliente si aggiunge il fatto che ora gli ami sono in acciaio inossidabile e pertanto, come dice il nome, non si sgretoleranno mai. Quindi se un animale ingerisce un amo, quasi sicuramente questo amo rimarrà tale nel tempo all’interno del corpo del malcapitato, che sarà sempre a rischio di lacerazioni interne.
Cosa si può fare?
Al momento sono due le strategie principali che si stanno sperimentando onde evitare che animali non target subiscano danni a causa del palangaro:
- l’utilizzo di ami circolari, con una forma quindi più arrotondata che difficilmente viene ingerito dalle tartarughe e che in generale è più facile da togliere mentre non viene alterata la pesca delle specie target;
Differenza tra amo circolare (Circle hook) e amo tradizionale. Photo courtesy: http://www.tartalife.eu/sites/default/files/galleria/report_finale_c1_circle_hook.pdf
- l’utilizzo di “pingers”, ovvero dei dissuasori, sperimentati soprattutto per allontanare i cetacei dalle reti dal momento che, oltre al rischio di diventare prede, questi animali “rubavano” il pescato direttamente dal palangaro.
Ambo le strategie sono ancora in fase di sperimentazione, ognuna con i suoi pro ed i suoi contro, quello che ci auguriamo è che il palangaro diventi un metodo di pesca ancor più selettivo di quanto già non sia.
I Seminari di tartAmare: "Cetacei: Animali Molto Social"
Ecco a voi la registrazione del primo incontro della serie “Seminari di tartAmare”, tenutosi il 18.08.2021 a tema “Cetacei: animali molto social”.
Il Dott. Davide Bedocchi ci accompagna a conoscere questi splendidi mammiferi che abitano le acque di tutto il mondo e che hanno sviluppato una socialità proverbiale.
Li vediamo molto simili a noi, ma lo sono davvero?
Si può essere sociali anche mentre si dorme?
Come fanno a cacciare nel blu profondo in cui non arriva la luce?
Provano emozioni?
Tante sono le curiosità su questi animali così carismatici, considerati specie ombrello così importanti per il nostro mare ma anche così a rischio a causa dell’uomo.
Vi lasciamo con due frasi che il Dott. Bedocchi ha detto e che non sono valide solo per i cetacei, ma per tutti gli organismi:
“Ogni forma animale probabilmente ha delle particolarità che solo noi non riusciamo a capire, il non conoscere ed il non capire è un limite nostro e non loro. [….] Osservarli è un lusso incredibile”.
Ecco perché crediamo che l’informazione, la divulgazione scientifica e la conoscenza siano fondamentali.
Grazie a tutti coloro che si interessano, si informano e nel loro piccolo cercano di fare scelte consapevoli e responsabili.
La Triste Storia Di Paloma
Per quanto ci piacerebbe raccontare sempre di recuperi andati a buon fine e di tartarughe guarite e riconsegnate in salute al loro bellissimo mare, purtroppo nella nostra attività di Centro di Recupero per Tartarughe Marine esistono anche storie senza lieto fine, come quella che vogliamo raccontarvi oggi.
La protagonista di questa storia è stata battezzata “Paloma” dal nostro staff e si tratta di una femmina di Caretta caretta di 17 kg di peso e con un carapace lungo 59 cm.
Paloma è stata avvistata nella primissima mattina del 12 agosto da due diportisti nelle acque antistanti Talamone, mentre galleggiava agganciata ad una delle tante lenze di un palamito, noto strumento utilizzato per la pesca di numerose specie di pesci, tra cui spigole, orate e naselli.
I due uomini hanno immediatamente segnalato la presenza della tartaruga marina in difficoltà chiamando il 1530; tartAmare è quindi intervenuta su chiamata della stessa Capitaneria di Porto, e in supporto dell’OTB (Osservatorio Toscano per la Biodiversità), in un’area che normalmente sarebbe di competenza del Parco della Maremma, il cui centro di recupero tartarughe marine tuttavia non è attualmente operativo.
Non appena la nostra responsabile è arrivata sul posto accompagnata dalla Guardia Costiera si è subito resa conto che le condizioni dell’animale erano gravi.
La lenza che fuoriusciva dalla bocca della tartaruga, e che era fissata al palamito, non faceva presagire niente di buono, i palamiti infatti sono strutturati in modo tale, che al termine di ogni lenza sia fissato un amo, perciò è stato abbastanza chiaro fin da subito, che Paloma ne aveva quasi certamente ingerito uno.
Immediatamente la lenza è stata tagliata, per liberare l’animale e poterlo issare sulla mezzo nautico della Capitaneria di Porto, che poi si è diretta il più rapidamente possibile in porto, dove la tartaruga è stata caricata in auto e portata urgentemente alla clinica veterinaria convenzionata con il CRTM di tartAmare.
Ad aspettare Paloma alla clinica c’era uno staff veterinario di tutto rispetto, composto dal nostro veterinario residente, dott. Guidoni, e da un ulteriore esperto in tartarughe marine, il dott. Tenti, che hanno proceduto immediatamente con i primi esami diagnostici.
Gli esiti sono stati purtroppo poco incoraggianti, infatti la radiografia ha da subito confermato quelli che erano i timori del nostro staff, mostrando la presenza di un grosso amo nel tratto gastrointestinale della tartaruga.
Nonostante il quadro clinico generale di Paloma fosse molto grave e le speranze fossero ridotte al minimo, i nostri veterinari non hanno lasciato nulla di intentato per cercare di salvarla e hanno deciso di intervenire chirurgicamente per rimuovere l’amo, eseguendo un intervento piuttosto impegnativo che è durato ben cinque ore.
Sfortunatamente l’esito dell’operazione chirurgica è stato negativo, infatti l’amo, che aveva una dimensione di circa 10 cm, aveva lacerato irrimediabilmente le pareti intestinali, e Paloma purtroppo non ce l’ha fatta.
La vicenda di Paloma è da inserire nell’ambito del fenomeno chiamato tecnicamente “Bycatch”, che consiste nella cattura involontaria, durante le attività di pesca, di specie diverse da quella ricercata.
Le tartarughe marine purtroppo sono spesso vittime di questo fenomeno, in quanto tendono ad avvicinarsi alle reti, o ad altri strumenti per la pesca, attirate dalla concentrazione di pesci, che per loro sono una preda prelibata.
Fino a non molti anni fa le tartarughe che recuperavamo e curavamo arrivavano presso il nostro centro di recupero quasi esclusivamente a causa del fenomeno del “Bycatch”, mentre purtroppo negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento di esemplari feriti e debilitati a causa dell’inquinamento marino, soprattutto relativo alla plastica e alle reti fantasma abbandonate in mare, che diventano vere e proprie trappole mortali per questi meravigliosi animali.
Il video seguente è stato realizzato dai due diportisti al momento del ritrovamento di Paloma
Sesto Nido Del 2021 Per La Toscana
Tris di nidi per Cala Santa Lucia!
Una femmina di tartaruga marina è uscita dal mare la scorsa notte e, illuminata solo dalla debole luce di una piccola falce di luna, ha affidato alla sabbia le sue uova.
Possiamo dirlo: è una vera abitudinaria la nostra Elda, così l’ha battezzata la sig.ra Nicoletta di Villa Santa Lucia, la Caretta caretta che ha deposto per la terza volta sulla spiaggia di Cala Santa Lucia, nel comune di Rosignano Marittimo (LI).
Deve avere qualcosa di davvero molto speciale questa spiaggia, visto che, ormai da alcune estati, viene puntualmente scelta dalle mamme tartarughe per depositarvi il loro preziosissimo carico di uova…
Anche questa calda estate 2021 non ha fatto eccezione, ed è stata avvistata una tartaruga marina risalire la spiaggia di Cala Santa Lucia almeno una decina di volte, tra tentativi e nidificazioni andate a buon fine.
Secondo alcuni studi le femmine appena nate subiscono un imprinting con la spiaggia di origine, che permette loro di immagazzinarne le coordinate geomagnetiche per poter tornare a deporre nello stesso luogo, perciò la Cala di Santa Lucia forse è proprio la spiaggia in cui queste tartarughe sono nate, ormai diversi decenni fa…
Non possiamo saperlo con certezza, ma sta di fatto che il fenomeno della nidificazione qui è risultato così assiduo, che da quest’anno noi di tartAmare l’abbiamo ribattezzata la "spiaggia delle tartarughe".
Cala Santa Lucia però è una spiaggia tanto speciale quanto difficile a causa della sua conformazione che, anche stavolta, mette a rischio la salvaguardia delle uova in caso di maltempo e mareggiate.
Il nuovo nido rinvenuto, infatti, si trova in una posizione piuttosto pericolosa, ad appena 10 metri dalla riva, dove verrebbe certamente inondato in seguito ad una semplice mareggiata o, peggio, distrutto dalla furia del mare in caso di eventi metereologici particolarmente intensi, come quelli che purtroppo si verificano ultimamente sulle nostre coste.
Il nostro preparatissimo staff scientifico ha dovuto perciò procedere con la delicata operazione di traslocazione del nido e lo ha spostato in una spiaggia più adatta, in modo da garantire alle uova un posto sicuro e permettere agli embrioni di proseguire il loro sviluppo fino alla nascita dei tartarughini.
È una grande gioia per noi contare ben sei nidi nella Regione Toscana: adesso non ci resta che aspettare anche questa schiusa!
Grazie alla nostra volontaria Silvia Bertini, che ha immortalato in questo straordinario video il ritorno in acqua di Elda dopo la deposizione.
Quinto Nido della Toscana
La notte appena passata ha portato grandi emozioni al personale di tartAmare, infatti un grande esemplare di tartaruga marina ha deciso di deporre le sue uova sotto a uno dei lettini di uno stabilimento balneare di Marina di Grosseto.
Quattro ragazze e una signora, che si stavano godendo le ultime luci del tramonto in riva al mare, l’hanno vista mentre usciva dall’acqua e, lentamente, iniziava a risalire la spiaggia ed hanno subito allertato il personale di tartAmare, segnalando la presenza dell’animale.
Il nostro staff scientifico si è immediatamente recato sul posto e, tenendosi a debita distanza, in silenzio e al buio, per non disturbare l’animale, ha potuto godere di uno spettacolo davvero unico ed emozionante.
La grossa tartaruga si è infatti infilata sotto uno dei lettini della prima fila di ombrelloni e ha iniziato a scavare, preparando la buca che avrebbe dovuto contenere le uova. Dopo aver deposto, durante la fase di ricoprimento, l’animale, che aveva delle dimensioni notevoli, con un colpo di pinna ha sollevato il lettino, che gli è ricaduto addosso. Il nostro personale è intervenuto immediatamente per liberare la tartaruga dall’ostacolo e questa ha ripreso tranquillamente a spostarsi verso la riva scomparendo poi in mare.
Questa mattina è stata effettuata dal nostro personale autorizzato la traslocazione del nido, che purtroppo si trovava troppo vicino al mare e quindi a rischio inondazione in caso di mareggiata, e le uova sono state posizionate ad una distanza maggiore dalla riva.
Ringraziamo Giada, Elena, Sara, Sofia e la signora Roberta per essersi comportate in modo esemplare, avvisando subito il personale competente e non disturbando la tartaruga in nessun modo, permettendo così che avvenisse la deposizione.
Visto che la zona in cui il nido è stato deposto è centralissima ed estremamente antropizzata e frequentata, ci appelliamo al buon senso della popolazione, raccomandando il rispetto dello spazio del nido, che comunque è dotato di videosorveglianza.
Ne approfittiamo inoltre per ricordare a tutti che le tartarughe marine sono una specie protetta dalla nostra legislazione e che è severamente vietato, non solo entrare all’interno del recinto del nido, ma soprattutto manipolare le uova.
Per chiunque dovesse infrangere queste regole è prevista la denuncia e sarà punito dalle autorità competenti con sanzioni PENALI.
Chiediamo inoltre a tutti di segnalare eventuali comportamenti inappropriati alle forze dell’ordine, che interverranno prontamente.
Cosa NON Fare Quando Si Individua Una Traccia
Come sapete la stagione di nidificazione delle tartarughe marine è in pieno fermento, e anche sulle nostre coste toscane sono apparsi i primi nidi e numerose tracce di emersione.
Un grande numero di volontari, molti dei quali hanno partecipato ai nostri eventi di formazione, si sveglia all’alba e monitora con grande impegno le spiagge per cercare di individuare la traccia lasciata da mamma tartaruga.
Le segnalazioni di tracce di emersione rinvenute sulla spiaggia o di tartarughe che escono dal mare per deporre sono state numerose fino ad ora, il che ci rende molto felici e ci ripaga del grande impegno che mettiamo nel fare informazione riguardo a questi eventi così particolari e delicati, che interessano, ormai da qualche anno, le nostre coste.
Mentre abbiamo parlato molto del riconoscimento delle tracce di emersione delle femmine in deposizione e delle modalità con cui deve avvenire il monitoraggio delle spiagge, ci siamo resi conto di esserci soffermati forse troppo poco sulle fasi immediatamente successive all’individuazione della traccia, che tuttavia sono cruciali per la sopravvivenza dell’eventuale nido.
La primissima cosa da fare al rinvenimento di una presunta traccia di emersione è segnalarla immediatamente chiamando il 1530 e, qualora se ne conoscano i contatti, un’associazione che si occupa di tutela dei nidi di tartaruga marina in quella zona specifica.
Per quanto riguarda la parte di costa toscana che va da Principina a Mare fino a Marina di Pisa, la competenza appartiene a tartAmare, che può essere avvisata al numero 3384876614.
È fondamentale poi mettere in sicurezza tutta l’area circostante la traccia, evitando che le persone la cancellino camminandoci sopra, fino all’arrivo del personale scientifico, che dovrà interpretare la traccia e procedere con la verifica della presenza delle uova.
Il ruolo del volontario, se pur fondamentale, si ferma a questo punto.
Tutte le operazioni successive infatti, volte a verificare l’effettiva esistenza di un nido, DEVONO necessariamente essere svolte da personale specializzato e autorizzato.
È quindi assolutamente VIETATO, per chiunque non disponga di una specifica formazione scientifica e di un’autorizzazione da parte del MiTE (Ministero della Transizione Ecologica), tentare di scavare alla ricerca delle uova, così come manipolare le uova stesse.
A differenza di quel che potrebbe sembrare ad un occhio inesperto, lo scavo mirato alla verifica della presenza di un nido è un’operazione tutt’altro che facile che, se effettuata nel modo sbagliato o da persone non formate, può rendere impossibile il ritrovamento delle uova, comportando così l’impossibilità di confermare la presenza del nido.
Altro rischio di operazioni svolte da personale improvvisato e non autorizzato è quello della compromissione della sopravvivenza del nido stesso, le prime ore successive alla deposizione sono infatti estremamente delicate per le uova, che quindi devono essere approcciate e, qualora sia necessario, manipolate solo da personale esperto.
Ricordiamo infine che le tartarughe marine sono animali a rischio di estinzione e protetti dalla nostra legislazione, per questo motivo la manipolazione sia di esemplari che di uova, è soggetta ad autorizzazione specifica e nominativa da parte del MiTE.
Chiunque, pur non disponendo di tale autorizzazione, si trovi a manipolare uova di tartaruga marina è passibile di denuncia e punibile con sanzioni PENALI dalle autorità competenti.