La morte di una tartaruga marina è per noi sempre una grande perdita e sofferenza. Quando purtroppo, inevitabilmente, ci troviamo di fronte ad un fatto così triste ci chiediamo sempre PERCHÈ È SUCCESSO? SI POTEVA EVITARE? Questi animali così antichi, così forti e tenaci, come possono essere aiutati?
Ecco perché oggi condividiamo con voi qualche informazione su un attrezzo di pesca molto utilizzato, che spesso causa problemi anche alle tartarughe marine di tutto il mondo: il palangaro, detto anche palamito.
Questo attrezzo risale al 1700 ed è costituito da un lungo cavo parallelo alla superficie da cui si dipartono diversi cavi più corti, detti braccioli, che vanno verso il fondo ciascuno con un amo.
Immagini d'epoca che mostrano preparazione e cala di un palamito. Photo courtesy: NOAA photo library.
Il cavo principale può essere lungo anche diversi chilometri mentre la lunghezza dei cavi che portano gli ami possono avere lunghezze variabili, di massimo 10m, a seconda di quello che si vuole pescare.
Esistono infatti
- palangari fissi, ancorati al fondale che pescano ad esempio naselli, gronchi, corvine, rombi, palombi, saraghi, orate
- palangari derivanti, ovvero in balia delle correnti, che pescano i grandi pesci pelagici come palamite (da cui il nome) ma anche tonni, alalunghe, pesci spada.
Schema di un palangaro derivante. Photo courtesy: http://www.tartalife.eu/sites/default/files/galleria/report_finale_c1_circle_hook.pdf
Pur essendo considerato un attrezzo molto selettivo nella pesca, purtroppo non mancano le cosiddette “catture accidentali”, ovvero vengono pescati anche animali che non sono l’oggetto principale della pesca, come squali, cetacei e tartarughe.
In alcuni casi gli animali mangiano la preda legata all’amo del palangaro e rimangono anch’essi “allamati”, ovvero impigliati nell’amo; in altri casi invece riescono a strappare la preda ancora legata ad amo e lenza ed il tutto viene ingurgitato.
Oltre al fatto che l’apice dell’amo è molto pungente e tagliente si aggiunge il fatto che ora gli ami sono in acciaio inossidabile e pertanto, come dice il nome, non si sgretoleranno mai. Quindi se un animale ingerisce un amo, quasi sicuramente questo amo rimarrà tale nel tempo all’interno del corpo del malcapitato, che sarà sempre a rischio di lacerazioni interne.
Cosa si può fare?
Al momento sono due le strategie principali che si stanno sperimentando onde evitare che animali non target subiscano danni a causa del palangaro:
- l’utilizzo di ami circolari, con una forma quindi più arrotondata che difficilmente viene ingerito dalle tartarughe e che in generale è più facile da togliere mentre non viene alterata la pesca delle specie target;
Differenza tra amo circolare (Circle hook) e amo tradizionale. Photo courtesy: http://www.tartalife.eu/sites/default/files/galleria/report_finale_c1_circle_hook.pdf
- l’utilizzo di “pingers”, ovvero dei dissuasori, sperimentati soprattutto per allontanare i cetacei dalle reti dal momento che, oltre al rischio di diventare prede, questi animali “rubavano” il pescato direttamente dal palangaro.
Ambo le strategie sono ancora in fase di sperimentazione, ognuna con i suoi pro ed i suoi contro, quello che ci auguriamo è che il palangaro diventi un metodo di pesca ancor più selettivo di quanto già non sia.