Per quanto ci piacerebbe raccontare sempre di recuperi andati a buon fine e di tartarughe guarite e riconsegnate in salute al loro bellissimo mare, purtroppo nella nostra attività di Centro di Recupero per Tartarughe Marine esistono anche storie senza lieto fine, come quella che vogliamo raccontarvi oggi.
La protagonista di questa storia è stata battezzata “Paloma” dal nostro staff e si tratta di una femmina di Caretta caretta di 17 kg di peso e con un carapace lungo 59 cm.
Paloma è stata avvistata nella primissima mattina del 12 agosto da due diportisti nelle acque antistanti Talamone, mentre galleggiava agganciata ad una delle tante lenze di un palamito, noto strumento utilizzato per la pesca di numerose specie di pesci, tra cui spigole, orate e naselli.
I due uomini hanno immediatamente segnalato la presenza della tartaruga marina in difficoltà chiamando il 1530; tartAmare è quindi intervenuta su chiamata della stessa Capitaneria di Porto, e in supporto dell’OTB (Osservatorio Toscano per la Biodiversità), in un’area che normalmente sarebbe di competenza del Parco della Maremma, il cui centro di recupero tartarughe marine tuttavia non è attualmente operativo.
Non appena la nostra responsabile è arrivata sul posto accompagnata dalla Guardia Costiera si è subito resa conto che le condizioni dell’animale erano gravi.
La lenza che fuoriusciva dalla bocca della tartaruga, e che era fissata al palamito, non faceva presagire niente di buono, i palamiti infatti sono strutturati in modo tale, che al termine di ogni lenza sia fissato un amo, perciò è stato abbastanza chiaro fin da subito, che Paloma ne aveva quasi certamente ingerito uno.
Immediatamente la lenza è stata tagliata, per liberare l’animale e poterlo issare sulla mezzo nautico della Capitaneria di Porto, che poi si è diretta il più rapidamente possibile in porto, dove la tartaruga è stata caricata in auto e portata urgentemente alla clinica veterinaria convenzionata con il CRTM di tartAmare.
Ad aspettare Paloma alla clinica c’era uno staff veterinario di tutto rispetto, composto dal nostro veterinario residente, dott. Guidoni, e da un ulteriore esperto in tartarughe marine, il dott. Tenti, che hanno proceduto immediatamente con i primi esami diagnostici.
Gli esiti sono stati purtroppo poco incoraggianti, infatti la radiografia ha da subito confermato quelli che erano i timori del nostro staff, mostrando la presenza di un grosso amo nel tratto gastrointestinale della tartaruga.
Nonostante il quadro clinico generale di Paloma fosse molto grave e le speranze fossero ridotte al minimo, i nostri veterinari non hanno lasciato nulla di intentato per cercare di salvarla e hanno deciso di intervenire chirurgicamente per rimuovere l’amo, eseguendo un intervento piuttosto impegnativo che è durato ben cinque ore.
Sfortunatamente l’esito dell’operazione chirurgica è stato negativo, infatti l’amo, che aveva una dimensione di circa 10 cm, aveva lacerato irrimediabilmente le pareti intestinali, e Paloma purtroppo non ce l’ha fatta.
La vicenda di Paloma è da inserire nell’ambito del fenomeno chiamato tecnicamente “Bycatch”, che consiste nella cattura involontaria, durante le attività di pesca, di specie diverse da quella ricercata.
Le tartarughe marine purtroppo sono spesso vittime di questo fenomeno, in quanto tendono ad avvicinarsi alle reti, o ad altri strumenti per la pesca, attirate dalla concentrazione di pesci, che per loro sono una preda prelibata.
Fino a non molti anni fa le tartarughe che recuperavamo e curavamo arrivavano presso il nostro centro di recupero quasi esclusivamente a causa del fenomeno del “Bycatch”, mentre purtroppo negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento di esemplari feriti e debilitati a causa dell’inquinamento marino, soprattutto relativo alla plastica e alle reti fantasma abbandonate in mare, che diventano vere e proprie trappole mortali per questi meravigliosi animali.
Il video seguente è stato realizzato dai due diportisti al momento del ritrovamento di Paloma