Archelon - I Progetti LIFE
I progetti LIFE: cosa sono e perché sono importanti?
L’esempio di Life DELFI
Cosa sono
Nell’articolo precedente sulle reti fantasma abbiamo accennato ai progetti LIFE parlando di LIFE Ghost, mirato alla rimozione delle ghost nets. Ma cosa sono effettivamente questi progetti LIFE?
Il programma LIFE nasce nel 1992, con l’intento di co-finanziare i vari progetti designati alla salvaguardia dell’ambiente,detti quindi “progetti LIFE”, proposti dagli Stati membri dell’UE.
LIFE + EU
Questo programma, a sua volta, si divide in due sottoprogrammi:
- LIFE “Ambiente”, preposto alla salvaguardia della natura e della biodiversità, governance ed informazione per l’ambiente;
- LIFE “Azione per il clima”, per l’adattamento ai cambiamenti climatici e alla loro mitigazione. Nonché governance ed informazione a riguardo del clima.
L’obiettivo di questo programma è difendere l’ambiente e chi lo abita. Dagli anni ‘90 sono stati tanti i progetti promossi e finanziati, come ad esempio:
- TartaLife, che si occupa dello sviluppo di strumenti da pesca più selettivi, come l’amo circolare o il TED (Turtle escluder device, in italiano “meccanismo di esclusione delle tartarughe”, ovvero una rete particolare che dà la possibilità alle tartarughe che vi rimangono intrappolate di poter fuggire) per diminuire la cattura della tartaruga comune, Caretta caretta;
- Life CALLIOPE, contribuisce alla protezione degli ambienti dunali, sabbiosi e di scogliera lungo le coste abruzzesi e di Cipro, svolgendo anche attività di informazione e sensibilizzazione dei bagnanti;
- E il neo-progetto, ancora in fase attiva, Life DELFI, iniziato nel 2020 con scadenza prevista per il 2024.
Life DELFI
Logo life DELFI
Life DELFI è un progetto che nasce dal bisogno di proteggere i delfini, che sono sempre più minacciati. In particolar modo lo studio viene svolto sul tursiope (Tursiops truncatus), un delfino costiero che può raggiungere i 4m di lunghezza.
Delfini e pescatori fin dall’antichità hanno sempre avuto rapporti, spesso anche di mutualismo. Le prime testimonianze ci arrivano da Aristotele, in Historia Animalium e poi da Plutarco, in De Sollertia Animalium, dove, già tra il I e il II secolo d.C., ci dimostra come si era a conoscenza di quel fenomeno che con gli anni avrebbe preso il nome di bycatch, ovvero “pesca accidentale”.
Negli ultimi anni, tale fenomeno è aumentato drasticamente. Come lo sappiamo? Il progetto Life DELFI ha svolto in modalità preliminare un sondaggio su oltre 200 pescatori. Più di un terzo di questi ha affermato che durante la sua esperienza ha, almeno una volta, catturato un delfino. L’aumento di queste catture potrebbe essere legato ad una riduzione delle risorse ittiche e/o al fatto che i delfini hanno imparato ad associare alle reti la presenza di cibo.
La cattura accidentale dei delfini, però, non è solo un danno all’ecosistema, ma anche ai pescatori stessi, i quali testimoniano come la presenza di questi cetacei comporti una perdita o il danneggiamento del pescato e la rottura degli strumenti da pesca.
Come si potrebbe evitare tutto ciò?
È proprio qui che entra in gioco il progetto Life DELFI! Questo progetto ha come principale obiettivo quello di diminuire le catture accidentali dei delfini. Come?
I rimedi si possono dividere in due tipologie: tecnici e socio-economici.
Tra le misure tecniche vi è l’introduzione di due strumenti innovativi:
- Pinger interattivi: i pinger sono degli strumenti acustici che servono per allontanare i cetacei, animali che utilizzano i sonar per comunicare e ricercare cibo. L’innovazione in questo tipo di pinger consiste nell’attivarsi solo quando vengono rilevati i tursiopi (diminuendo in questa maniera l’inquinamento acustico) e nel cambiare la frequenza dei suoni emessi in modo da non far abituare i delfini, portandoli all’associazione suono=cibo.
Utilizzo delle lampade LED
- Lampade LED: vengono utilizzate come deterrente vicino. Il grande vantaggio è che funzionano non solo sui tursiopi, ma su tutti i cetacei, le tartarughe marine e gli uccelli.
- Utilizzo di strumenti da pesca meno impattanti, come ad esempio le nasse. È stato dimostrato, infatti, che gli strumenti che maggiormente determinano l’intrappolamento e la conseguente morte o lacerazione ed infezione dei tessuti sono: tremagli, reti a circuizione e reti volanti o a strascico.
Le misure socio-economiche, invece, sono rivolte soprattutto ai pescatori, i quali possono aumentare i propri guadagni tramite il dolphin watching, e al grande pubblico, all’informazione e alla divulgazione perché, riportando le parole dell’intervista a Marco Spinelli “La cosa fondamentale è informarsi ed informare le persone, che magari spesso non sanno ciò che accade dietro l’angolo”.
Tra le misure da adottare sono comprese infatti l’informazione e la sensibilizzazione delle persone sull’importanza della salvaguardia degli ambienti marini e delle diverse specie di cetacei. Questo è possibile non solo tramite i comuni mezzi di divulgazione, ma anche tramite un’apposita app sviluppata da uno dei partner del progetto, l’associazione croata Blue World Institute of Marine Research and Conservation (BWI).
Evento di divulgazione nell'AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo, Sardegna
L’app, Marine Ranger, permette di scoprire informazioni su 29 specie di mammiferi marini che si trovano nel Mediterraneo (12 specie stanziali e 17 occasionali), ma non solo. Permette all’utente, che potrebbe essere qualsiasi persona (anche tu!), di segnalare tramite foto, video ed una breve descrizione, la presenza di un cetaceo, contribuendo così alla raccolta di informazioni necessarie per poter proteggere al meglio queste specie, ad esempio creando dei piani di gestione.
Logo dell'app Marine Ranger
Non è fantastico? In questo modo, chiunque, nel suo piccolo, può imparare le meraviglie del Mare Nostrum e contribuire a proteggerlo!
PER MAGGIORI APPROFONDIMENTI SUI PROGETTI LIFE:
- https://lifecalliope.eu/il_progetto/obiettivi/
- https://www.tartalife.eu/it/il-progetto
- https://www.tartalife.eu/sites/default/files/galleria/report_finale_c2_ted.pdf
- https://www.lifeasap.eu/index.php/it/progetto/programma-life
- https://lifedelfi.eu/progetto/
- https://lifedelfi.eu/wp-content/uploads/2021/06/LifeDELFI_PES0421-1.pdf
- https://www.ambienteambienti.com/un-algoritmo-per-salvare-i-delfini-dalla-pesca/
- http://www.ismar.cnr.it/progetti/progetti-internazionali/copy_of_progetti-in-corso-life/progetto-tartalife
- https://marine-ranger.org
ALTRI PROGETTI LIFE:
- LIFE + RARITY: http://www.etpi.fvg.it/cms/it/istituzionale/progetti/rarity/
- LIFE TARTANET: https://webgate.ec.europa.eu/life/publicWebsite/index.cfm?fuseaction=search.dspPage&n_proj_id=2634
- LIFE ENVEUROPE: https://webgate.ec.europa.eu/life/publicWebsite/index.cfm?fuseaction=search.dspPage&n_proj_id=3445
Giornata Internazionale Dei Diritti Della Donna 2022
Quest’anno, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, vogliamo farvi conoscere la storia di una donna che ha messo al centro del proprio lavoro il tema del mare e della sua salvaguardia: si tratta dell’artista Francesca Rivetti.
Francesca Rivetti è un’artista ambientale, fotografa, nonché sub e apneista, nata a Milano nel 1972.
Fin dall’inizio degli anni ’90 è attiva nel campo della fotografia e ha presentato le proprie opere in innumerevoli mostre, tra le quali ricordiamo la mostra “Due Mondi” presso VIASATERNA, Milano, dove ha esposto insieme all’artista giapponese Kensuke Karasawa, e la cui tematica era legata proprio alla natura; le opere esposte da Francesca nell’ambito di tale mostra erano incentrate sul tema del mare ed erano in parte realizzate con materiali che provenivano proprio dal mare stesso.
Durante le sue immersioni infatti, Francesca incontra purtroppo grandi quantità di rifiuti, principalmente di plastica; una volta raccolti tali oggetti tuttavia, anziché gettarli ha pensato di realizzare con essi delle installazioni, che poi fotografa nel suo studio, creando così le sue meravigliose opere.
Oggi vogliamo condividere con voi il messaggio di amore nei confronti del mare che queste opere ci hanno ispirato.
Ci auguriamo inoltre che l’idea di Francesca possa essere di esempio per tutti, ricordando che un oggetto, anche se rotto e non più utilizzabile, può sempre avere una seconda vita e non è mai corretto gettarlo nella natura e creare danni ai nostri meravigliosi ecosistemi marini.
Per conoscere meglio l’arte di Francesca Rivetti vi consigliamo di visitare il suo sito internet http://www.francescarivetti.it/
World Wildlife Day 2022
Nel 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 3 marzo di ogni anno venga festeggiato in tutto il Mondo il World Wildlife Day.
Questa data non è casuale, ma è stata scelta perché il 3 marzo del 1973, a Washington, è stata firmata la Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate di Estinzione (CITES), che fa parte delle attività dell’ONU relative alla tutela dell’ambiente e alla quale attualmente aderiscono 182 stati.
Il tema scelto per il World Wildlife Day di quest’anno è “Recovering key species for ecosystem restoration”. L’obiettivo che è stato prefissato è quello di informare e sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica sullo stato di conservazione di quelle che sono le specie di fauna e flora selvatiche più minacciate al mondo. Si cerca inoltre di ideare e portare avanti soluzioni utili per la loro protezione e conservazione.
Secondo i dati dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), tramite i quali viene stilata e continuamente aggiornata la Lista Rossa delle Specie Minacciate, più di 8.400 specie di fauna e flora selvatiche sono attualmente in pericolo critico, mentre altre 30.000 sono considerate in pericolo o vulnerabili e tra queste si trovano anche delle specie di tartaruga marina.
Ciò che più di ogni altra cosa minaccia le specie selvatiche è la continua perdita del loro habitat, che porta ad una riduzione della biodiversità, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi.
Tutto ciò rappresenta una seria minaccia per la vita delle specie animali e vegetali del nostro pianeta, compreso l’essere umano, che tuttavia continua a distruggere gli habitat delle specie selvatiche, come se la propria sopravvivenza non dipendesse dalla natura.
Speriamo che questo World Wildlife Day 2022 possa portare un pizzico di consapevolezza in più, facendo sì che tutti comincino a tutelare in modo adeguato l’ambiente.
Se volete conoscere meglio il World Wildlife Day potete visitare il loro sito ufficiale: https://wildlifeday.org/
Per saperne di più sul CITES e la relativa regolamentazione nel nostro paese e nel resto dell'Unione Europea potete consultare il sito del MiTE al seguente link:
Vi lasciamo qui sotto il video realizzato da World Wildlife Day per celebrare la ricorrenza del 2022
Reti Fantasma - Una Lotta Per La Vita: Intervista ad Andrea e Marco Spinelli
Ph: Andrea e Marco Spinelli
Andrea e Marco Spinelli sono due fratelli siciliani amanti del mare. Questa passione è stata trasmessa loro dal padre, quando già da piccoli li portava in giro sul gommone alla scoperta del mondo sommerso. Una passione che ha portato poi Andrea a proseguire gli studi per diventare biologo marino, mentre Marco si è ritrovato sott’acqua con una videocamera in mano, facendo così coesistere il mare con l’altra sua passione.
Quando nel 2020 Andrea e Marco si sono immersi nelle limpide acque di Cefalù, mai avrebbero pensato di ritrovarsi dinnanzi un ecosistema danneggiato. Da cosa? Dalle reti fantasma, ovvero reti da pesca che vengono perse in mare arrecando gravi danni agli habitat ed organismi marini (ne abbiamo parlato qui). Da quel momento per i due fratelli siciliani è stato chiaro cosa fare: ripulire il mare, partendo proprio da quello sotto casa! Così è nata Missione Euridice.
Incuriosite ed affascinate da tale progetto abbiamo deciso di intervistare Marco, videomaker e realizzatore del documentario Reti Fantasma.
Ciao Marco. Abbiamo visto il tuo documentario e dobbiamo ammettere che ci ha colpite molto, però ci chiedevamo come mai hai voluto parlare proprio di questa tematica?
Allora, quando abbiamo iniziato a girare i primi video, è scaturita in noi la necessità e la voglia di parlare di un problema molto importante e poco conosciuto. Da quando io e mio fratello abbiamo unito le nostre strade, cerchiamo sempre di raccontare ed informare, in maniera semplice, le persone su argomenti scientifici che spesso possono risultare pesanti o difficili, invitando anche ad agire. La cosa che mi spaventa di più, infatti, è la disinformazione. Si parla tanto di cambiamenti climatici o inquinamento, ma da fuori, ed è per questo che a me piace raccontare del Mar Mediterraneo, che è uno dei mari più sfruttati al mondo. In pochi, infatti, conoscono il nostro mare e quello che ci circonda. Prendiamo ad esempio le reti fantasma, spesso le persone credono che sia un problema che colpisce mari tropicali, lontani, quando invece è proprio qui, a casa nostra.
E’ assolutamente vero. Noi di Impronta Animale, in primis, abbiamo scoperto le reti fantasma solo studiandole. Quindi, prima di iniziare questo progetto, tu eri già a conoscenza di questo problema?
In realtà no. Mi è capitato di vedere plastica, rifiuti o qualche rete durante le mie immersioni, ma quando io e mio fratello ci siamo immersi in questa secca lontana dagli spazi turistici è stato diverso. Questa cala di 25-30 m di profondità è costituita da grandi scogli ricchi di biodiversità, si possono trovare anche molti pesci dato che è uno dei pochi siti in cui riescono maggiormente a riprodursi. Ma quando ci siamo immersi quella volta, questi scogli erano completamente ricoperti dalle reti. Vederlo è stato davvero di impatto! Poche aree erano ancora intatte, in cui si potevano osservare, ad esempio, delle stupende gorgonie gigantesche. Il resto era massacrato e soffocato dalle reti, sotto le quali abbiamo anche trovato diversi pesci morti, gorgonie ancora vive ma sofferenti, che abbiamo subito liberato. Purtroppo, i pescatori che svolgono la pesca a strascico in questo luogo possono facilmente perdere le reti se le condizioni meteorologiche sono sfavorevoli, e quelle poi non vengono più recuperate.
Cosa avete fatto, quindi, quando vi siete ritrovati davanti tale scenario?
Abbiamo subito documentato, facendo prima un video per sensibilizzare e poi abbiamo agito in maniera diretta per liberare la secca da tutte quelle reti. Abbiamo messo in atto una raccolta fondi, con l’obiettivo di poter realizzare un documentario, rimuovere e smaltire le reti, ma soprattutto svolgere una vera e propria ricerca scientifica (censimento ittico, analisi delle microplastiche, analisi dei sedimenti, ecc.) per capire l’impatto che hanno avuto quelle reti su quel determinato ecosistema. La raccolta fondi ha permesso a più di settecento persone di donare e quindi di aiutarci.Questa è la dimostrazione che con pochissimo si può fare tanto. Il nostro obiettivo ora è quello di tornare lì questa estate per vedere se la zona ha avuto una possibilità di ripristino o meno.
Così da quella immersione e da quelle prime riprese è nata Missione Euridice. La parte pratica di questo vostro progetto come si è svolta?
Durante la prima settimana abbiamo soprattutto portato avanti la parte di analisi della ricerca scientifica e poi, da un punto di vista tecnico, abbiamo cercato di capire come muoverci sott’acqua. E’ stato difficoltoso, perché comunque lavorare con le reti a quella profondità non è semplice. Puoi rimanere incastrato con l’attrezzatura nelle reti, bisogna capire dove tagliare e se tagliare e poi appena toccavi le reti si alzava subito tantissima sabbia. La seconda settimana è stata, invece, quella effettiva della rimozione e del recupero in superficie. Quindi le reti venivano raccolte in sacchi. Poi, l’ultimo giorno, abbiamo portato in superficie questi 8 sacchi, più o meno di una tonnellata, e questi sono stati raccolti dalla Guardia Costiera con l’aiuto di alcuni pescherecci. Al porto è stata infine chiamata una ditta per lo smaltimento.
Il nome di questo progetto è molto interessante, poetico. Come mai Missione Euridice si chiama così?
Ha questo nome proprio per dare un po’ di poesia a ciò che abbiamo visto, unendo la visione artistica a quella scientifica. Il nome si rifà al mito greco di Orfeo. Euridice era l’amata di Orfeo, ma un giorno viene rapita da Ade e portata negli Inferi. Orfeo per riportarla in vita, entra nel regno dei morti. Quindi la nostra metafora è appunto quella di scendere nel regno dei morti (perché quel posto era diventato davvero questo), per affrontare la morte stessa creata dalle reti e riportare la vita.
Altro tocco artistico, che ci è davvero piaciuto, è stato quello di dare voce al mare. In questo modo l’emozione che ci ha trasmesso il documentario, Reti Fantasma, è stata molto più intensa. Rendere il mare una entità senziente, pensante, vulnerabile, colpisce l’animo nel profondo. Questa scelta ha dato colore a tutto il documentario. Soprattutto poi se la voce in questione è di Roberto Pedicini, famoso doppiatore italiano che ha anche vinto il premio ai Nastri d’argento per i film The Truman Show e Celebrity. Detto questo, concludiamo chiedendoti: cosa possono fare le persone e, infine, come possono i pescatori ridurre tale impatto?
Prima di tutto, secondo me, è necessario parlare maggiormente nelle scuole delle problematiche ambientali. Quando andavo a scuola io, mai nessuno ha mai detto qualcosa a riguardo; eppure già negli anni ’70-’80 nel mondo c’era chi se ne occupava, come ad esempio Jacques Cousteau nei suoi documentari. Una cosa che invece potremmo fare noi che viviamo in questa epoca dominata dai socialè usare questi potentissimi mezzi per dare maggiore spazio e visibilità a quei profili che cercano di dare informazioni, fare divulgazione su qualsiasi tematica. Secondo me questa è la strada del futuro!
Per quanto riguarda i pescatori, purtroppo ci sono tante dinamiche in mezzo da dover tenere in considerazione. Certo, creare sensibilizzazione e consapevolezza nei pescatori sulle reti fantasma è molto importante. Ovviamente, come in tutti i settori, ci sarà sempre chi farà finta di niente o girerà la faccia dall’altra parte. Ma per i pescatori che invece vogliono fare qualcosa la strada non è facile, ci sono miliardi di problemi. Ad esempio, quando i pescatori trovano la plastica in mare e la tirano su con le reti, per poterla sbarcare al porto dovrebbero pagare. Un altro esempio è che a Cefalù i pescatori hanno chiesto al Comune di mettere dei container per la plastica, così da poterla scaricare una volta tornati al porto, ma questi container non sono stati ancora messi. Purtroppo, ci sono mille e più cose sbagliate! Io credo che ognuno di noi nel proprio piccolo può fare qualcosa, le strade ci sono, anche solo partendo dai programmi televisivi che potrebbero essere più divulgativi. Infine, bisognerebbe non solo parlare dei problemi, ma soprattutto delle soluzioni, che ce ne sono davvero tante; come fa David Attenborough nel suo ultimo documentario.
La cosa fondamentale per me è quindi informarsi ed informare le persone, che magari spesso non sanno ciò che accade dietro l’angolo.
Con queste ultime parole davvero molto importanti, la nostra intervista si è conclusa lasciando spazio alla speranza, luce in un futuro sempre più nero dal punto di vista ambientalistico.
Noi di Impronta Animale e tartAmare cercheremo nel nostro piccolo di seguire il consiglio di Marco, continuando a fare divulgazione.
In bocca al lupo ragazzi, continuate a dare voce al Mediterraneo!
Potete seguire Andrea e Marco sui loro profili instagram
https://www.instagram.com/ciaomichiamospinelli/
https://www.instagram.com/andreaspinellidiver/
e potete vedere qui sotto il meraviglioso documentario "Reti Fantasma"
Archelon - Le Reti Fantasma
Le Reti Fantasma
Che cosa sono
Le reti fantasma sono strumenti da pesca abbandonati (non solo reti ma anche palangari, nasse, cogolli, etc.) che vengono rilasciati in mare soprattutto accidentalmente ma che continuano a svolgere la loro azione di pesca, definita pesca fantasma, 24 ore su 24 e all’infinito. Questo avviene perché, da bravi attrezzi da pesca, continuano a fare il loro lavoro intrappolando e costringendo a morte sicura le più disparate specie marine.
Spesso succede che, una volta intrappolato nella rete, l’organismo venga facilmente predato, lasciando così la rete stessa di nuovo libera di svolgere la sua azione.
Stando ai dati di FAO (Food and Agricolture Organization) e UNEP (UN Environmental Program) del 2009, ogni anno si disperdono in mare tra le 640.000 e le 800.000 tonnellate di strumenti da pesca.
Questo dato si dimostra ancora più grave se si pensa che ogni anno queste cifre si sommano a quelle degli anni precedenti, dato che gli strumenti da pesca, un tempo costruiti in canapa e altre fibre naturali, sono oggi costituiti da fibre sintetiche e plastica, e possono persistere intatti anche per centinaia di anni.
Fonte Immagine: "Reti Fantasma", di Marco e Andrea Spinelli
Le cause
Molto spesso si tende a credere che la responsabilità della presenza di reti fantasma in mare sia da attribuire ai pescatori che volontariamente abbandonano le reti per evitare di pagarne il corretto smaltimento.
In realtà il quantitativo di materiale da pesca gettato volontariamente è piuttosto irrisorio: gli stessi pescatori vengono danneggiati dalla perdita dello strumento che serve loro per pescare e dall’azione che questo continua a svolgere in mare.
Si stima, infatti, che i pescatori arrivino a perdere fino al 30% dello stock pescabile. Le cause principali del rilascio in mare di reti fantasma sono quindi prevalentemente: mareggiate, secche, relitti, scogli, presenza di altre reti o strumenti da pesca.
Le conseguenze
Oltre alla perdita di stock ittici, vi è la perdita di altri organismi marini come tartarughe marine, pesci, mammiferi marini e perfino uccelli.
La “National Marine Fisheries Service” ha stimato che dal 2002 al 2010 siano state rinvenute, solo lungo la costa dello Stato di Washington, ben 870 reti con circa 32.000 animali all’interno.
Tra le conseguenze abbiamo anche la deturpazione dei fondali marini: le reti, una volta rilasciate in mare, possono agire negativamente su strutture come quelle di coralligeno e coral reef, rimanendovi impigliate, danneggiandole e soffocandole.
Fonte Immagine: "Reti Fantasma", di Marco e Andrea Spinelli
Per l’ambiente marino vi è anche il grande problema dell’inquinamento. Pensate che, già nel 2009, la UNEP aveva stimato che la quantità di plastica in mare fosse del 10% dei rifiuti totali. Studi più recenti, invece, affermano che le concentrazioni arriverebbero al 46-70%, con aree in cui le concentrazioni supererebbero addirittura questa soglia.
Questo problema però, oltre che l’ambiente, tocca particolarmente anche noi esseri umani: gli animali marini ingeriscono queste sostanze e noi, cibandoci di questi organismi, introduciamo a nostra volta gli stessi inquinanti all’interno del nostro corpo.
Più gli animali sono di grosse dimensioni, e si trovano quindi al vertice della rete alimentare (come tonno e pesce spada), maggiore è questo accumulo che viene chiamato biomagnificazione.
Il problema delle reti fantasma, però, non ci riguarda solo da un punto di vista biologico.
Le reti molto spesso costituiscono un pericolo anche per chi fa immersioni e per la navigazione.
I rimedi
La tematica delle reti fantasma sta acquisendo sempre più importanza, sia a livello globale che locale. Una dimostrazione è data dalla nascita di numerose associazioni e di progetti nati con l’obiettivo di rimuovere questi oggetti dal mare.
A livello globale, ad esempio, vi è la Global Ghost Gear Initiative (GGGI), un’alleanza tra aziende del settore della pesca, privati, governi e ONG che si occupano della rimozione delle reti in mare, oppure la Ghost Fishing, un’associazione nata da dei volontari sub del Mare del Nord specializzati nella rimozione di attrezzi da pesca, che basano la loro azione su progetti di conservazione, sensibilizzazione e divulgazione.
Fonte Immagine: "Reti Fantasma", di Marco e Andrea Spinelli
Nel nostro Paese, invece, un importante progetto è rappresentato da LIFE Ghost, co-finanziato da LIFE + Biodiversità dell’Unione Europea. Si tratta di un progetto in cui è prevista la rimozione delle reti da pesca in aree specifiche dell’Adriatico settentrionale, dove verranno poi misurati i benefici tratti dall’ambiente dopo la rimozione e le misure di smaltimento più efficienti.
Altri progetti a livello locale sono quello della Guardia Costiera, Reti fantasma, che si occupa della raccolta di segnalazioni, monitoraggio delle varie aree della nostra costa e alla successiva rimozione delle reti da pesca, e Missione Euridice (di cui vi parleremo in uno speciale approfondimento, in cui vi sarà anche la partecipazione di Marco Spinelli, uno dei fautori di questo progetto).
Tutti questi progetti hanno in comune il fatto che alla base vi è una rete di contatti molto ampia e variabile, che include diverse figure professionali come Guardia Costiera, sub e anche pescatori: molte volte sono proprio questi ultimi a segnalare la dispersione di questi strumenti in mare.
Fonte Immagine: "Reti Fantasma", di Marco e Andrea Spinelli
E tu, nel tuo piccolo, cosa puoi fare?
Beh, se ti piace immergerti puoi senz’altro scoprire un nuovo modo di fare subacquea e partecipare agli eventi di rimozione e pulizia dei fondali.
Mi raccomando, non cercare mai di farlo da solo, poiché potresti rischiare di danneggiare ulteriormente l’ecosistema e/o rimanere impigliato!
Anche se non sei subacqueo però puoi fare qualcosa: in primis tutte le volte che vedi anche solo una lenza spiaggiata, abbandonata sugli scogli, un’esca finta, o qualunque altro oggetto da pesca abbandonato puoi raccoglierlo e buttarlo, liberando così l’ambiente da un potenziale pericolo!
Inoltre, puoi contribuire anche sostenendo economicamente i vari progetti preposti alla salvaguardia dei nostri mari.
O ancora, acquistare da aziende che fanno uso di materiali riciclati proprio a partire da questi strumenti rinvenuti in mare.
Come vedi, in maniere più o meno dirette, anche tu puoi contribuire alla salvaguardia dei nostri mari!
Che aspetti?
Fonti e siti utili:
- WWFhttps://www.wwf.it/pandanews/ambiente/anche-wwf-sub-nelloperazione-reti-fantasma/
- FAOhttps://www.fao.org/news/story/pt/item/19405/icode/
- Marevivohttps://marevivo.it/attivita/operazioni-reti-fantasma/
- Global Ghost Gear Initiativehttps://www.ghostgear.org/
- LIFE Ghost http://www.life-ghost.eu/index.php/it/
Il San Valentino delle Tartarughe Marine
E anche quest’anno il giorno degli innamorati è arrivato, portando con sé fiori, regali, palloncini, cioccolatini, appassionate serenate, cene a lume di candela, emozionanti dichiarazioni d’amore e chi più ne ha più ne metta.
Ma la vera domanda che ci poniamo oggi, nel giorno più romantico dell’anno, è: mentre Homo sapiens si prodiga in tutti questi complicati “rituali di corteggiamento” per ottenere le attenzioni del proprio partner, le tartarughe marine come lo vivono l’ ”amore”?
La nostra responsabile scientifica, dott.ssa Luana Papetti, ci parla proprio di questo nella Pillola di tartAmare n. 25 che trovate qui sotto.
Buona visione e Buon San Valentino a tutti dal team di tartAmare!
Darwin Day 2022
Oggi si festeggia il Darwin Day, in onore del Charles più famoso di tutti i tempi!
Charles Robert Darwin (12 febbraio 1809 – 19 aprile 1882)
Nonostante il suo peregrinare per mare, Darwin non è mai stato particolarmente attratto dalle tartarughe marine.
Ma altri grandi Cheloni hanno rapito la sua curiosità: le testuggini delle Galapagos. Il nome dell’omonimo arcipelago significa proprio tartaruga in spagnolo!
Già con Darwin si è capito che le testuggini non sono poi così lente come si crede anzi..
Il giovane esploratore scrive infatti che ha personalmente osservato una grossa testuggine percorrere 55 m in 10 minuti, vale a dire 330 m all’ora, ovvero 7 km al giorno. Bè..forse non proprio dei velocisti, ma voi ve lo sareste aspettato?
Però l’aspetto più interessante dal punto di vista evoluzionistico è che le testuggini delle Galapagos si distinguono a seconda dell’isola di origine, sia per grandezza sia per alcune caratteristiche del carapace come il colore o la rotondità.
La diversità in alcuni caratteri morfologici è in linea con le differenze nella dieta e nelle abitudini alimentari: c’era chi preferiva mangiare a terra e aveva un carapace detto “a sella” e chi invece allungava il collo per arrivare a mangiare foglie di arbusti e aveva un carapace detto “a cupola”.
Foto tratta da: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/B9780128175545000046
Purtroppo parliamo al passato, perchè non tutte le specie descritte da Darwin sono ancora presenti: delle 15 descritte 2 risultano oggi estinte.
World Wetlands Day 2022
Archelon
Ciao a te, caro lettore, che sei arrivato fin qui su Archelon.
Come, non sai cos’è? Non è un problema, ora te lo spieghiamo.
Chi siamo:
Prima di tutto ci presentiamo. Chi ci segue ci conosce come ImprontaAnimale, ma nella vita di tutti i giorni siamo Greta e Valentina. Siamo due studentesse di Biologia Marina ad Ancona.
Il nostro incontro è stato fortuito ma la passion comune per la natura, per i libri ma soprattutto per il mare ci ha sempre più unite fino a rendere unica la strada da percorrere. E così, all’improvviso, tra un esame e l’altro, abbiamo pensato al primo progetto da far nascere insieme: ImprontaAnimale (impronta_animale). Un semplice account di Instagram in cui dare sfogo alla nostra voglia di parlare di animali e della natura al resto del mondo, una porta da attraversare per capire la divulgazione scientific attraverso i social network. Dobbiamo ammettere che è stata una bella sfida per noi stesse, ma alla fine ci siamo buttate e piano piano stiamo crescendo e migliorando.
Quella non è stata l’unica spinta che ci siamo date a vicenda. Poco dopo, infatti, abbiamo deciso di lanciarci in una nuova sfida: una tesi tutta nostra, nata da unprogetto partorito dale nostre menti. E infine abbiamo affrontato il tirocinio, sempre insieme.
Il tirocinio universitario non è una scelta da fare con semplicità, perché può mostrarti ciò che vuoi o non vuoi fare dopo la laurea. Ebbene, noi l’abbiamo sfruttata bene. Questa esperienza è stata, infatti, il collante che ci ha legate a tartAmare. Grazie a loro abbiamo approfondito e, speriamo, migliorato le nostre capacità divulgative; abbiamo conosciuto persone fantastiche e non solo tra lo staff e i volontari, ma anche sulla spiaggia durante i momenti di monitoraggio, di divulgazione con i bambini e gli eventi serali. Nel frattempo il nostro legame si è stretto sempre di più e, con tartAmare, abbiamo deciso di buttarci in questo nuovo progetto: Archelon.
Un po’ come Jack e Rose di “Titanic”: Salti tu, salto io!
Il progetto Archelon:
E dicevamo, così è nato Archelon, una rubrica mensile, un “giornale” online che parla del mare e soprattutto della pesca, scritta proprio da noi di ImprontaAnimale in collaborazione con tartAmare.
Perché questo nome?
Perchè Archelon (il cui significato è “prima/antica” tartaruga)è il nome di un genere estinto di tartaruga marina, un nome antico che si lega a questi animali magnifici del mare. Un nome che ci lega a tartAmare, al lavoro che fanno ogni anno per la salvaguardia della Caretta caretta e non solo. Infine Archelon è un nome che indica la nostra passione per le tartarughe marine.
Quindi eccoci qui, questo è Archelon, un progetto che speriamo seguirete passo dopo passo, articolo dopo articolo, alla scoperta del mare.
Un saluto da Greta Lucia Cerrone e Valentina Tavolazzi di ImprontaAnimale.
“Il mare è l’immensa riserva della natura: da lui, per così dire, ebbe origine il globo; e chissà forse anche lui avrà fine.”
- Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari.
Buon Anno da tartAmare
Questa spettacolare immagine immortala la coda della cometa Leonard "rotta" dal vento solare.
La splendida foto (vera!) arriva dalla Namibia e mostra la cometa Leonard che in questi giorni sta passando vicino alla Terra.
MA SOLO NOI VEDIAMO UNA TARTARUGA MARINA NELLA CODA, CHE SEMBRA CHE INSEGUA LA LUCE??
Con questa foto, presa in prestito all'astrofotografo Gerald Rhemann, vogliamo augurarvi un felice anno nuovo e di smettere di contare gli anni che passano ed iniziare a contare i sogni che realizzate.
Auguri per un felice 2022 da tutto il team di tartAmare!