In occasione della settimana delle tartarughe marine vogliamo raccontarvi la storia di una tartaruga per noi molto speciale: la piccola Pepita.
Pepita è arrivata al CRTM di tartAmare il 26 febbraio 2021, dopo essere stata soccorsa da dei pescatori amatoriali, che l’hanno notata mentre galleggiava in evidente stato di difficoltà e completamente ricoperta da parassiti.
Viste le dimensioni ridotte (circa 160 gr di peso e un carapace lungo circa 9 cm) è stato subito evidente che si trattava di un cucciolo di tartaruga marina, definito più tecnicamente post-hatching, probabilmente nato durante la scorsa stagione riproduttiva (Luglio-Settembre 2020).
La visita dal veterinario e le radiografie fortunatamente hanno mostrato l’assenza di ferite e di lenze o corpi estranei ingeriti, tuttavia le condizioni della tartaruga si mostravano abbastanza preoccupanti a causa della scarsa vitalità e del rifiuto quasi totale del cibo.
Probabilmente al momento del recupero Pepita versava in uno stato definito Cold Stunning, che si verifica quando le temperature scendono repentinamente sotto la media stagionale, provocando un forte sbalzo termico in mare.
Le tartarughe infatti sono rettili, ovvero animali a sangue freddo, e di conseguenza sono estremamente sensibili ai forti sbalzi di temperatura. Quando questi si verificano, l’animale finisce in ipotermia e cade in una sorta di stato di semiincoscienza che lo porta a galleggiare in balìa delle correnti e delle mareggiate.
Il Cold Stunning aumenta moltissimo i fattori di rischio per la vita delle tartarughe marine, favorendo l’insorgere di patologie polmonari, rendendole più soggette all’attacco di parassiti, facilitando lo spiaggiamento ed esponendole maggiormente al rischio di collisione con imbarcazioni o con scogliere.
Il ritrovamento di Pepita si inserisce in un quadro più ampio, che ha visto, tra la fine di Gennaio e la prima metà di Febbraio, una serie di spiaggiamenti di post hatching lungo tutta la costa Toscana e del Lazio.
Tale fenomeno è del tutto nuovo per le coste del Centro Italia ed è attualmente oggetto di studi scientifici, che mirano a scoprirne le cause.
Alcune delle tartarughine spiaggiate erano già morte al momento del ritrovamento, altre, nonostante le cure tempestive, purtroppo non ce l’hanno fatta, mentre Pepita e altre fortunate sono riuscite a superare la prima fase critica e sono in via di guarigione, aspettando di poter tornare in mare quando le temperature saranno ottimali.
Come sapete il CRTM di tartAmare è un centro di primo soccorso, non adatto a ospitare pazienti che necessitano di una lunga degenza, inoltre abbiamo una limitata esperienza nel recupero di post hatching, in quanto è molto raro trovarne nel mare della Toscana.
Per questo motivo, in accordo con il nostro staff veterinario, era stato deciso di portare Pepita presso il Centro Ricerche Tartarughe Marine della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, centro di lungodegenza dove lo staff ha molta esperienza nel recupero di piccoli di tartaruga marina e dove si trovavano già ricoverate altre piccole tartarughe recuperate sulle coste del Lazio.
Le condizioni di salute di Pepita tuttavia erano inizialmente troppo precarie e non sarebbe stata in grado di affrontare un viaggio così lungo.
A questo punto sono entrati in gioco i nostri volontari, che a turno hanno accudito Pepita nutrendola e monitorandola, finché non ha cominciato a rispondere alle cure e non ha ripreso vitalità e… appetito, riuscendo anche ad aumentare notevolmente di peso.
Sono stati necessari ben due mesi di cure prima che la nostra piccola paziente fosse in grado di viaggiare e finalmente, il 27 Aprile 2021, siamo riusciti a portarla a Napoli ed ad affidarla, non senza un po’ di malinconia, al personale esperto della Stazione Zoologica Anton Dohrn.
Pepita infatti aveva ormai occupato un suo spazio all’interno dei nostri cuori e, da esseri umani quali siamo, ci manca un po’, ma la consapevolezza di averla aiutata a stare meglio, unita alle buone notizie dei nostri colleghi di Napoli, che ci dicono che le sue condizioni di salute migliorano di giorno in giorno, ci rendono davvero felici e speriamo che presto possa essere liberata di nuovo in mare insieme alle sue “sorelle”.
In fondo il nostro “lavoro” consiste proprio in questo: accompagnare questi meravigliosi animali durante un pezzetto della loro vita e poi lasciarli proseguire di nuovo da soli, perché “L’amore non reclama il possesso, ma dona la libertà”.