Bycatch: ecco cos’è la pesca accidentale e perché se ne parla tanto.
Bycatch, cos’è?
Non è la prima volta che nella nostra rubrica spunta fuori il termine “bycatch” e oggi vi spiegheremo finalmente che cos’è.
Il bycatch, definito anche “pesca accidentale”, si riferisce a tutti quegli individui marini che vengono appunto pescati accidentalmente e che, o fanno parte delle specie di interesse commerciale, ma sono sotto la taglia minima di cattura, o fanno parte di quelle specie che non hanno un valore commerciale; tra quest’ultimi rientrano tartarughe marine, squali, razze, delfini e, addirittura, anche gli uccelli marini. Queste catture, ogni anno, ammontano, in peso, al 40% del pescato totale.
- Esempi di bycatch [Marevivo.it]
Come avviene il bycatch
Già nell’articolo di aprile vi parlammo di uno degli attrezzi meno selettivi al mondo: le reti a strascico.
Ma, purtroppo, non si tratta dell’unico attrezzo che determina catture accidentali. Un altro, con cui anche TartAmare ha avuto esperienza (per ultima quella con Paloma l’estate scorsa a cui eravamo presenti anche noi di Impronta Animale), è il palangaro.
Per chi non lo sapesse, si tratta di uno strumento formato da una fune orizzontale disposta a pelo d’acqua da cui dipartono altre funi verticali (lenze) che terminano con gli ami.
Usati per la pesca di grandi pesci come tonno e pesce spada, mietono numerose vittime anche tra altre specie predatrici come appunto le tartarughe marine, ma anche squali, delfini e uccelli marini; questi o rimangono impigliati e non riescono più ad allontanarsi oppure vanno incontro all’ingestione dell’amo che, spesso, se non si agisce in tempo, risulta essere fatale.
- Schema di come funziona un palangaro.
Un altro strumento è il tramaglio, così chiamato perché costituito appunto da tre maglie, il quale forma un vero e proprio muro nella colonna d’acqua (pensate che possono avere un’altezza di anche 30 metri!).Posto così nel mare si può facilmente capire che il suo compito è quello di rimanere fermo nella colonna d’acqua ed intercettare pesci da una certa taglia in su. Il problema è che non intercetta solo pesci ma anche tanti altri individui che hanno la sventura di passare di lì. Gli animali che ne risentono maggiormente sono i mammiferi marini.
È possibile contrastare questo fenomeno?
Purtroppo, durante la pesca, non si può fare discriminazione. Non si sa che cosa si è pescato fino al momento in cui viene issata la rete a bordo. È per questo motivo che il bycatch non è considerato un reato: perché è totalmente involontario.
Nonostante ciò, però, è possibile limitare questo fenomeno tramite degli accorgimenti, come l’utilizzo di strumenti più selettivi o deterrenti per quelle specie che non sono commerciali.
Inoltre, ci sono diversi decreti e regolamenti a livello sia europeo che nazionale che cercano di incentivare le buone pratiche per evitare, rimediare e monitorare il bycatch.
Un esempio per quanto riguarda il “rimediare” è la circolare n. 3471 del 19/02/2015 della Direzione Generale della Pesca Marittima e dell’Acquacoltura (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali).
Questa circolare stabilisce che nel caso in cui una tartaruga marina venga pescata e non è in condizioni adatte per essere rimessa in mare, non è perseguibile la sua momentanea detenzione a bordo; ciò per favorire il recupero e il soccorso di questi animali.
- LA Chelonia mydas chiamata Nausicaa, che è stata vittima del Bycatch per ben 3 volte
4. Rilascio in mare della Caretta caretta Natalia, dopo essere stata riabilitata da Tartamare
Altri decreti prevedono il divieto di pescare, tenere a bordo e sbarcare alcune specie di elasmobranchi che sono considerate protette o a rischio o, ancora, prevedono una raccolta dati in modo da poter controllare e gestire il bycatch nel modo più adeguato.
Sitografia: