L'abbiamo chiamata "cupola serra" perché il suo funzionamento è del tutto simile a quello delle serre dove si fanno crescere le piante. Serve infatti a mantenere costantemente una temperatura favorevole al corretto sviluppo delle uova e a proteggere il nido dalle precipitazioni, che in questo periodo possono arrivare copiose.
Come abbiamo potuto appurare da nidi monitorati nelle stagioni di nidificazione precedenti, lo sviluppo e la schiusa delle uova sono fortemente influenzati dalla temperatura. Per questo nidi tardivi, come sono quelli che tartAmare sta tutelando a Vada e a Rimigliano, andando a schiudere in periodo autunnale, vanno incontro a moltissime difficoltà
Visti i risultati non ottimali degli anni passati sui nidi tardivi, e visto invece il successo che hanno riscontrato i nostri colleghi di Fondazione cetacea grazie proprio alla costruzione di una struttura del genere, abbiamo deciso di provare a proteggere il nido costruendovi sopra la cupola serra che potete vedere in foto. Speriamo che la struttura possa favorire una schiusa meno difficoltosa e più tranquilla per i nostri tartarughini.
Questa struttura a Vada è stata realizzata sabato 14 ottobre ed stata costruita grazie alla cooperazione tra gruppi di volontari di tartAmare e WWF grazie al fondamentale contributo del comune di Rosignano, che ha finanziato la realizzazione della struttura e che ringraziamo per l'importante appoggio che ci sta fornendo.
Questa struttura, del tutto sperimentale per la Toscana, se si rivelerà funzionale, rappresenterà un'opportunità in più per gli embrioni di uova che sono arrivate a termine e che sono risultate vitali al controllo degli esperti di tartAmare ma che, avendo ancora bisogno di qualche giorno per ultimare la rottura del guscio dell'uovo ed emergere, rischiano di non riuscire in queste ultimissime fasi, a causa dell'abbassamento dei valori di temperatura.
La Toscana, quale regione più a nord in cui si verifica nidificazione ormai sistematica, si trova ai margini di un'espansione di areale in atto, come ormai universalmente riconosciuto dalla comunità scientifica.
In questo contesto si sta sempre più spesso registrando un fenomeno che si verifica in misura minore nelle regioni più a sud. Un nido deposto anche ai primi di agosto (e quindi non tardissimo rispetto alla stagione estiva) può arrivare a schiudersi anche a novembre, date le temperature più basse di queste latitudini. In molti di questi casi le uova rimangono vitali e gli embrioni vivi, ma non hanno la forza di andare avanti nel processo.
Purtroppo a fine ottobre/novembre le temperature medie non sono più quelle giuste, quelle necessarie a questi piccoli rettili per dar loro la forza di compiere lo sforzo più grosso: quello dell'arrivo al mare.
Questo è quanto abbiamo già osservato e documentato, nonché pubblicato scientificamente, negli ultimi anni.
Solo ed esclusivamente in questi casi intendiamo sperimentare qualcosa di comunque non troppo invasivo e di non troppo estremo, a differenza dell'incubazione artificiale (anche se non siamo contrari all'incubazione artificiale quando necessaria e in estrema ratio), per evitare la lenta agonia degli embrioni all'interno dell'uovo sotto una sabbia che si raffredda sempre di più.
Le tartarughe marine che nidificano al nord (e quindi anche in Toscana) sono delle pioniere così come i gruppi che gestiscono i loro nidi sono pionieri di un fenomeno che a queste latitudini prende caratteristiche sue proprie.