Molte delle persone che ci seguono qui sul nostro sito o sui social, nell’ultimo periodo ci hanno chiesto aggiornamenti riguardo al nido deposto a Marina di Grosseto (GR) il 22 luglio.
Se abbiamo aspettato fino ad adesso per aggiornarvi è solo perché volevamo concludere le indagini sulle uova, in modo da riuscire a fornire notizie un po' più approfondite sull'accaduto.
Purtroppo la storia di questo nido non ha avuto un esito positivo, infatti nessuna delle 92 uova presenti al suo interno si è schiusa, portando di conseguenza ad un successo di schiusa pari allo 0%.
Nel corso dell'incubazione il nido ha purtroppo subito due eventi importanti di mareggiata, che hanno inondato completamente il nido stesso e portato alla morte degli embrioni.
Il primo di questi due eventi si è avuto solo dopo circa una settimana dalla deposizione ed ha causato la morte della maggior parte delle uova presenti, mentre la seconda mareggiata, che invece è avvenuta nei giorni finali del periodo di incubazione previsto per le uova, ha ucciso le poche superstiti.
Possiamo affermare questo con cognizione di causa, perché, durante le analisi fatte sul materiale residuo all’interno del nido, aprendo le uova abbiamo potuto constatare la presenza di una grande quantità di embrioni molto piccoli, che verosimilmente corrispondono allo stadio di sviluppo raggiunto durante i primi giorni di incubazione. Una percentuale molto piccola di embrioni era riuscita invece a raggiungere uno stadio di sviluppo più avanzato, ma purtroppo ha subito lo stesso destino dei “fratelli” in seguito alla seconda grande mareggiata che ha investito il nido.
Ma cos'è che è andato storto?
Perché una mareggiata può essere un evento così devastante per un nido che si trova comunque a circa 30 metri dalla linea del mare?
Ce lo spiega Letizia Andreini, dottoressa in scienze naturali e ambientali, che collabora con tartAmare:
"i nidi di tartaruga marina ci aiutano, loro malgrado, a mettere in evidenza un fenomeno a cui siamo ormai abituati, forse in parte anche rassegnati. Parliamo dell'erosione costiera, con un aumento della frequenza delle mareggiate, e a volte anche semplici alte maree, che mettono a rischio la vita stessa delle future tartarughine, interrompendo la loro incubazione. L'erosione è un fenomeno naturale delle dinamiche costiere, tuttavia negli ultimi decenni è stato accentuato, quando non proprio provocato, dall'uomo, con la costruzione di opere quali porti, foci armate dei fiumi, barriere mal progettate, escavazione di sedimenti... Ma anche l'eccessivo uso delle spiagge per il turismo, che ha provocato la perdita del profilo naturale della spiaggia, privandola per un eccesso di "pulizia" di tutte quelle piante pioniere che trattengono la sabbia sulla spiaggia, anche alzandone il livello. Per la pratica di appiattire la spiaggia fino alla duna, tagliandone il prezioso piede di anteduna, che la sostiene e crea un ulteriore utile dislivello. L'uso di mezzi meccanici per la raccolta di rifiuti e per il livellamento delle spiagge la comprime, compromettendo la capacità della sabbia di far passare velocemente l'acqua, anzi creando dei pericolosi ristagni.”
Quindi, se davvero amiamo questi preziosi e simpatici animali, ripensiamo al nostro modo di vivere la spiaggia, a quali sono le nostre aspettative da turisti, da clienti, e se per far piacere a noi e alle nostre, eccessive, comodità non stiamo distruggendo la casa altrui".
Questa esperienza, nonostante tutto, ci è servita moltissimo per accrescere le nostre conoscenze e anche per rivedere le valutazioni di rischio delle spiagge fortemente antropizzate della Toscana.
Ringraziamo di cuore tutti i volontari che ci hanno dato una mano e che ci hanno creduto fino in fondo.
Ringraziamo lo stabilimento balneare Bagno Nettuno di Marina di Grosseto (GR) per il supporto, anche tecnico, che ci ha fornito nei brutti momenti in cui l'area del recinto è stata inondata.
Ringraziamo il bagnino della torretta n. 17 che, con la massima attenzione, ha effettuato monitoraggio costante e giornaliero del nido.
E ringraziamo infine Francesca Rubegni per tutto.